Diceva Nanni Moretti che le parole sono importanti. Vero. Come la storia che non può essere dimenticata solo perché scompaiono i suoi diretti testimoni. Per questo concordo e con me tutta l’Associazione La Nuova Europa, con le parole e la memoria del Movimento Federalista Europeo e di Pier Virgilio Dastoli, che del movimento è autorevole interprete, quando ricordano al governo Gentiloni che il Manifesto di Ventotene è, appunto, sembra pazzesco ricordarlo ma tant’è, di Ventotene e non di Santo Stefano. L’occasione arriva dal giusto sforzo di riqualificazione e ristrutturazione del carcere di Santo Stefano decisa dall’esecutivo, luogo di detenzione di illustri antifascisti, ma non degli autori di quel Manifesto che rappresenta ancora oggi la Costituzione europea mai promulgata. L’equivoco, posso testimoniarlo anch’io, va avanti ormai da un anno e mezzo, quando l’allora premier Matteo Renzi decise di lanciare un’ottima idea: una università europea a Santo Stefano. Peccato che quella idea di Europa federale nacque nella testa e nella penna di Spinelli, Colorni e Rossi, nell’isola di fronte, poco più grande ma fortemente simbolica già al tempo dei romani. I 70 milioni del Cipe, stanziati per i lavori di ristrutturazione del carcere borbonico, potrebbero essere utilizzati molto meglio (e molti di meno) per creare una struttura permanente di presidio europeo a Ventotene, dove edifici e soluzioni all’uopo non mancano. Anche per questo La Nuova Europa ha firmato una convenzione con il Comune dell’isola pontina per l’avvio della Scuola d’Europa per tutti i licei dei 27 paesi dell’Unione. Un progetto ambizioso e concreto. A Ventotene.

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