“Oggi è un giorno triste per l’Europa”, ha detto la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen nel ricordarlo a poche ore dalla scomparsa, richiamando l’impegno di David Sassoli nell’avvicinare i cittadini alle istituzioni europee.
David è stato un combattente fino all’ultimo. Se oggi noi italiani abbiamo più ruolo in Europa lo dobbiamo a persone come lui, che ci hanno sempre creduto e si sono sempre battute per un’Unione più giusta e più equa. La sua attenzione costante allo stato di diritto, la sua apertura sulla sterilizzazione del debito pandemico, le sue posizioni sulla revisione del Trattato di Dublino, la sua voglia di creare uno spazio comune di vera accoglienza, la sua attenzione ai giovani, tutto questo resterà per sempre un patrimonio di tutti noi, italiani ed europei. Come per sempre resterà il ricordo della sua amicizia. Lo abbiamo incontrato a Bruxelles il 5 febbraio 2020, nella sede del Parlamento europeo dove si era da qualche mese insediato come presidente, entusiasta di provare a incidere, dallo scranno più alto, sulle riforme e su un cambio di rotta del processo democratico. Avvicinando sempre di più, com’è stato ricordato, l’Europa ai cittadini. Una missione, la sua, che ha portato avanti convintamente fino agli ultimi giorni di vita. Eravamo a Bruxelles per consegnargli il Premio La Chiave d’Europa 2019, con una delegazione di studenti italiani, tedeschi e francesi della Scuola d’Europa, con i consiglieri Flora Russo e Agostino Romagnoli, il professor Raffaele Torino in rappresentanza del Comitato scientifico dell’associazione e, per il Comune di Ventotene, il sindaco Gerardo Santomauro insieme agli assessori Lino Bernardo e Francesco Carta. Non sapevamo che quello sarebbe stato uno degli ultimi incontri fisici prima che il mondo si chiudesse nel lockdown dovuto alla pandemia da Covid-19. Forse anche per questo quell’ultimo incontro a Bruxelles ci sembra oggi un ricordo così prezioso. David era disponibile, sinceramente interessato al messaggio dei ragazzi, e soprattutto emozionato di ricevere un Premio proveniente da quel mattone fondativo dell’idea di Europa che è l’isola di Ventotene. Incontrando in quell’occasione anche dei giovani registi italiani alle prese con un documentario sull’isola, rispondendo alla domanda: Come può l’Unione europea comunicare con le giovani generazioni? il presidente Sassoli dichiarava:
“Lo sguardo che dobbiamo avere è quello di un’Europa che è utile al futuro e quindi ai giovani, sono i giovani il punto di riferimento di un’Unione politica, che riesca a dar loro cittadinanza, integrazione, che riesca anche a riformare le nostre istituzioni, che riesca a fare dell’Europa un soggetto per un mondo globale. Noi siamo protagonisti economici, spesso non lo siamo politicamente, e invece abbiamo capito che il mondo ha bisogno di Europa perché vengono custoditi i valori fondamentali, valori che riguardano la libertà, la dignità delle persone, c’è un mondo che chiede un’Europa più forte, naturalmente lo sguardo dev’essere rivolto ai giovani perché saranno loro i protagonisti di un mondo in cui – noi speriamo – il dialogo e il confronto prevalgano sul conflitto e sul dissidio. Abbiamo bisogno naturalmente di adeguare molto le nostre politiche perché ci sia una vera cittadinanza europea, e questa è una legislatura particolarmente importante da questo punto di vista. L’Europa è riuscita a darsi una governance, ma dev’essere adeguata al mondo contemporaneo. Siamo partiti dal Manifesto di Ventotene e siamo arrivati al Trattato di Lisbona, e quindi all’Europa dei cittadini, e naturalmente vogliamo investire di più sulla cittadinanza europea”.
Sono stati altri i momenti in cui David Sassoli ha seguito da vicino le iniziative dell’associazione La Nuova Europa, esortando i giovani all’impegno, a coltivare una cultura al servizio della democrazia. Da vicepresidente ha presentato il primo libro edito da La Nuova Europa, Gli arrabbiati, rendendo il dibattito molto partecipato dal pubblico. Da presidente, ha sempre incoraggiato l’azione propulsiva che Scuola d’Europa e Ventotene Europa Festival esercitano nei confronti di una maggiore consapevolezza del proprio essere giovani cittadini europei. Con queste parole, nel 2020, concedeva l’alto patrocinio del Parlamento europeo all’edizione parigina L’École d’Europe à Paris: “Apprezzo particolarmente l’entusiasmo e l’energia che la vostra associazione mette in queste attività che promuovono l’approfondimento di temi come la cittadinanza, l’ambiente, le migrazioni e l’integrazione. Oggi, più che mai, è essenziale che ciascun europeo comprenda quale può essere il suo contributo allo sviluppo del progetto europeo per un avvenire migliore. È fondamentale che i giovani possano riflettere sul loro ruolo nella società civile ed essere incoraggiati a sentirsi cittadini europei come dei giovani attivi, impegnati in progetti concreti sapendo andare al di là delle barriere nazionali e trovare delle radici comuni e un valore aggiunto nella cooperazione. Questi scambi e queste collaborazioni sono come la pietra miliare di una presa di coscienza personale e sociale, e trasmettono ai giovani una “fame” d’Europa per trasformare il futuro del nostro continente rendendoli adulti di larghe vedute, che fanno tesoro dei valori fondamentali della nostra Unione”.
Il 9 maggio scorso, nel giorno in cui s’inaugurava la Conferenza sul futuro dell’Europa, uno strumento in cui credeva molto, aveva inviato un importante messaggio ai ragazzi del Ventotene Europa Festival, esortandoli a non aver paura della complessità, ma anzi ad aprirsi alla complessità del mondo. Proprio come ha fatto lui.
La Nuova Europa perde un amico prezioso, l’Europa un traghettatore verso un continente del dialogo e dell’accoglienza, attore politico e protagonista nel mondo contemporaneo. Ma i suoi insegnamenti restano.