L’intervento del Segretario Generale del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale durante la cerimonia di consegna alla Farnesina del Premio Chiave d’Europa al console Tommaso Claudi
Gentile Sindaco Santomauro,
Gentile Presidente Sommella,
caro Antonio [Parenti, Capo Delegazione UE in Italia, ndr]
care ragazze e cari ragazzi,
Anzitutto desidero ringraziare il Comune di Ventotene e l’Associazione la Nuova Europa per la graditissima iniziativa, così come tutti i presenti qui oggi. È un piacere darvi il benvenuto alla Farnesina. Ed è bello vedere tanti giovani aderire allo spirito del Manifesto federalista di Ventotene, che quest’anno compie 80 anni. Significa che l’ideale europeo è più vivo che mai e che c’è voglia di parlare dell’Europa del domani.
L’occasione che ci riunisce è tanto più gradita in quanto la Commissione ha deciso quest’anno di onorare un giovane diplomatico, Tommaso Claudi – e con lui tutto il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale – di un premio così significativo.
La Chiave dell’Europa, nelle passate edizioni, è stata conferita a predecessori illustri, rappresentanti di Governo e delle Istituzioni europee: il Presidente francese Emmanuel Macron; il Presidente del Parlamento europeo, David Sassoli; la Presidente della Commissione, Ursula von der Leyen.
La scelta di premiare un giovane funzionario dello Stato, un diplomatico della Farnesina, è dunque per me – e per tutto il personale di questo Ministero – motivo di orgoglio. Lo considero un riconoscimento al lavoro che i diplomatici e tutto il personale del Ministero svolge quotidianamente a servizio del Paese e dei nostri cittadini, a Roma e in ogni parte del mondo.
Proprio nello spirito di servizio trova la sua giusta dimensione l’impegno, al contempo ordinario e straordinario, di Tommaso in quei difficili giorni di agosto, a Kabul, dove è emerso il volto della migliore pubblica amministrazione, quella di istituzioni con eccellenti competenze tecniche e grandi capacità di lavorare in squadra. In quei giorni, il lavoro congiunto della Farnesina, della Difesa e dell’intelligence ha consentito di trasferire in Italia oltre 5.000 persone, di cui 4.890 cittadini afghani, molti di loro donne e bambini.
Passata la fase strettamente emergenziale, in cui l’apporto di Tommaso è stato determinante, non viene meno l’impegno dell’Italia in favore dell’Afghanistan. Il nostro Paese disporrà presto di un piano di azione nazionale a sostegno del popolo afghano, frutto di uno sforzo programmatico corale tra tutte le amministrazioni dello Stato, incluse quelle locali.
Il piano, che coinvolgerà anche la società civile, si fonderà su cinque pilastri: assistenza umanitaria; messa a punto di una risposta strutturale al flusso di rifugiati dall’Afghanistan verso i Paesi vicini e potenzialmente verso l’Europa; iniziative di formazione per gli studenti afghani; iniziative per i diritti umani, con particolare attenzione alle donne; iniziative politico-diplomatiche, per definire una strategia condivisa con i partner internazionali.
Queste iniziative che, in ciascun campo, l’Italia è determinata a portare avanti si rivelerà tanto più efficace quanto più sarà sostenuto e inquadrato in un analogo impegno europeo. Proprio in queste ore il Ministro Di Maio in prima persona sta lavorando al Palazzo di Vetro a New York, per dare corpo a questa agenda nel contesto dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite in corso.
Questo premio, dicevo all’inizio, è nato nello spirito del Manifesto di Ventotene. Ritengo quindi importante rimarcare un aspetto che ci dà la misura di cosa significhi in concreto la solidarietà tra europei: oggi un diplomatico italiano può trovarsi a dare assistenza, in una situazione di crisi, anche ai cittadini di altri Stati Membri dell’Unione Europea, come lo stesso Tommaso ha fatto in Afghanistan pochi giorni fa.
Questa solidarietà continentale è una conquista faticosamente raggiunta in decenni di processo di integrazione. Non va sminuita, né data per scontata, tantomeno lasciata svanire.
Esiste un programma in Europa che si chiama Corpo europeo di solidarietà, quasi un servizio civile dell’Unione. Ebbene, dal dicembre 2016 ad oggi, oltre 270 mila giovani europei hanno aderito al programma. L’Italia figura ai primi posti sia per numero di attività sul suolo nazionale, sia per numero di ragazzi coinvolti[1]. Non è un dato sorprendente, anzi. Conferma quanto il sentimento di appartenenza all’Europa sia forte nelle giovani generazioni e, con esso, cresca il desiderio di contribuire alla costruzione di questo edificio comune.
Voglio anche ricordare che, 80 anni dopo il Manifesto di Ventotene, l’Unione Europea ha avviato il più grande esercizio di consultazione dei cittadini mai attuato sinora, i cui primi beneficiari dovranno essere proprio i giovani: la Conferenza sul futuro dell’Europa. Nell’anno in cui si apre questa iniziativa partecipativa e transazionale, è bello pensare che Ventotene attribuisca la Chiave dell’Europa proprio a un giovane cittadino europeo – per i meriti dimostrati sul campo.
Tommaso Claudi è un giovane collega che nei suoi quattro anni di carriera (di cui oltre due e mezzo trascorsi a Kabul) ha manifestato grande equilibrio, abnegazione e coraggio. Abbiamo ancora davanti le immagini delle terribili giornate dell’aeroporto di Kabul, dove la grande umanità di Tommaso è emersa con nitidezza nei suoi gesti e con la sua costante prontezza di spirito. Tutto questo ci ha reso orgogliosi, perché riflette al meglio gli elementi distintivi ideali della nostra carriera.
Sono certo quindi che saprà distinguersi anche nella sua prossima missione che, già dai prossimi giorni, lo vedrà impegnato in Arabia Saudita.
Tommaso, in bocca al lupo per la tua prossima partenza e ancora complimenti per questo importante riconoscimento.
Cari ragazzi, concludo augurandovi che l’esempio di Tommaso Claudi vi ispiri a impegnarvi per questa realtà preziosa che è l’Unione Europea. Come vedete, non si è mai troppo giovani per fare cose grandi!
Grazie a tutti.