Il racconto di Arianna Avallone del Liceo D’Azeglio di Torino sull’esperienza a Ventotene

Mi chiamo Ventotene e sono un’isola. Sì, proprio così, avete capito bene. Sono una piccola isola nel mare Tirreno. Dicono che sono magica. Sono circondata dal mare, ma non sono sola. Infatti insieme a me vive l’isola di Santo Stefano. Ogni anno numerosi uccelli trovano riposo sui miei verdeggianti arbusti, dopo lunghi viaggi migratori; la sera mi piace chiacchierare con il Signor Tramonto, anche se non può mai fermarsi a lungo; la notte sono cullata dalle onde che si infrangono contro i miei scogli e il Signor Vento non mi abbandona mai. Ho ospitato molte persone nel corso della storia, nonostante anni di abbandono; ho assistito all’impero di Roma, ho visto la guerra, ho vissuto il fascismo. Sono stata denominata “isola di confino” perché, per la mia posizione, ho accolto uomini e donne isolati dalla società perché ritenuti “pericolosi”. Sono sempre stata lontana da tutto e da tutti, difficile da raggiungere, senza approdi naturali. Nonostante questo potrei raccontare tante storie di amori, di litigi, di amicizie nate e infrante, di dolori, di gelosia o vendetta, ma oggi voglio raccontarvene una in particolare: la storia di Manifesto e della sua amica Dichiarazione.

Era stato un anno molto difficile il 1941. Tutto il mondo era sconvolto. Si erano spenti i sogni e le speranze di ognuno, le parole “progetto” e “futuro” sembravano essere cancellate dal vocabolario; era un periodo di crisi; la speranza era ormai considerata morta e la paura regnava sovrana. Un giorno di timida primavera però nacque un piccolo essere. Il suo nome era Manifesto, ma da tutti veniva chiamato Sogno. Era stato creato da tre miei ospiti di quel periodo: Spinelli, Rossi e Colorni, tre uomini di carattere e coraggio. Sogno, a causa dell’atmosfera che mi caratterizzava in quel periodo, crebbe in un ambiente chiuso e in modo clandestino, spesso veniva nascosto: parole come nazione, totalitarismo, libertà individuale, compiti dopo la guerra, rivoluzione della società comparivano scritte in nero sul suo corpo. Solamente sul cuore si trovava una frase pulsante, di un rosso vivido, che recitava: ”La via da percorrere non è facile, né sicura, ma deve essere percorsa e lo sarà”.

Sebbene l’ambiente fosse ostile, Sogno rappresentò la speranza di molti uomini, che erano stati confinati qui a causa delle loro idee e delle loro azioni in difesa della libertà e della pace, messe duramente a repentaglio dal fascismo. Spinelli, colui che maggiormente aveva influito sulla creazione di Manifesto, aveva il grande e forse utopico, allora, desiderio di realizzare un’unione di Stati, legati tra loro da una matrice culturale comune e dal desiderio di raggiungere una lontana amica, la Pace.

Quanto lontana fosse la pace, lo si capiva dal fatto che Sogno non crescesse. Proprio così, non cresceva mai, ma rimaneva sempre un piccolo cucciolo. Spinelli era convinto che fosse colpa dell’isola: “Rimanere qui su Ventotene non permetterà mai a Manifesto di crescere”, diceva sempre. Era orgoglioso di ciò che aveva creato, ma con occhi tristi lo guardava, come una mamma che cura il proprio figlio fragile. Così, dopo poco, Manifesto iniziò a viaggiare, spinto da tutti gli esiliati che mi abitavano, prima clandestinamente, poi in seguito, dopo la fine della guerra e della caduta dei fascismi, in maniera libera, in tutta Europa. Ogni volta che tornava a trovarmi, mi raccontava come molte persone lo cacciavano con disprezzo, non permettendo al messaggio che lo caratterizzava di circolare e di conquistare l’animo delle persone; altre invece lo accoglievano con entusiasmo e gratitudine, vedendo in lui qualcosa di concreto e raggiungibile. In questo modo, Manifesto riusciva ad acquistare statura e peso.

La più grande delusione che Sogno mi raccontò accadde nel 1957, quando venne creata la CEE (Comunità Economica Europea), che era totalmente diversa dal Progetto in cui Sogno voleva trasformarsi. Si trattava infatti di una Comunità che univa i paesi solo sul piano economico. Manifesto si rallegrò successivamente, invece, prima nel 1992, a seguito del Trattato di Maastricht, poi quando venne stabilita una moneta europea comune (l’euro). Erano sicuramente grandi passi che davano a Sogno un po’ più di sostanza. Purtroppo, però, l’euro non rappresentò una svolta decisiva perché non venne seguito da politiche economiche con obiettivi comuni.

E poi, nell’ultimo anno, è accaduto un evento importante, tale che anche la mia vita è stata di nuovo molto animata. Manifesto ha soggiornato di nuovo sull’isola, perché, mi hanno detto, è un periodo storico molto difficile e sembra che l’idea di un’Europa libera e unita, pacifica e solidale, abbia bisogno di essere rilanciata nuovamente, dal momento oggi prevalgano gli egoismi e le barriere.

E, oltre a Manifesto, durante il maggio 2017 ho ospitato 31 ragazzi francesi, italiani e tedeschi che hanno dato vita a un nuovo essere dello stesso genere di Sogno: Dichiarazione di Ventotene. Nonostante il fatto che i due appartengano alla stessa specie, hanno però caratteristiche totalmente differenti: infatti Dichiarazione è molto colorata e di dimensioni maggiori. Sul suo corpo sono incise parole che non sono poi così diverse da quelle di Sogno: Democrazia, Accoglienza, Diversità per l’unità, Pace, Uguaglianza. Questo ha fatto sì che tra i due si creasse un clima di fraternità e amicizia che ha permesso loro di crescere durante tutto l’anno.

Una mattina della scorsa estate, Dichiarazione e Sogno, dopo essersi rinfrescati in mare, si sono stesi sulla sabbia a godere del calore del sole. Improvvisamente Dichiarazione ha detto: ”Entro maggio prossimo mi trasferirò”. Sogno esterrefatto si è girato a guardarla e ha esclamato: ”E dove andrai?”. Dichiarazione, nel vedere Sogno così sconvolto dall’annuncio della sua partenza, è scoppiata in una fragorosa risata e ha continuato con voce squillante: ”Non spaventarti! In realtà non è un vero è proprio trasferimento; si tratta più precisamente di una metamorfosi, a cui seguirà un lungo viaggio”. Allora sono intervenuta io e le ho chiesto di spiegarsi meglio, con tono, confesso, un po’ preoccupato. “Avete presente le parole che sono scritte sul mio corpo? Riuscite a leggerle? Sono articoli più che parole. Infatti ognuna di queste è seguita da una definizione che i ragazzi hanno concordato e che sono, secondo loro, gli elementi fondamentali e basilari di un’Europa più unita e più forte. Proprio per questo mi trasformerò in qualcosa che ancora non so cosa sarà, ma sono sicura che sarà pieno di idee e speranza. Mia cara Ventotene, ti devo chiedere un favore però, affinché tutto questo avvenga. Dovrai ospitare tre gruppi di ragazzi che lavoreranno su di me: un primo gruppo a ottobre, un secondo ad aprile del prossimo anno, un terzo il mese dopo. Verranno da tutta Europa. Tutto questo perché sono stata creata con uno scopo ben preciso: i testi di cui sarò formata hanno il compito di dare un significativo contributo alla Carta Costituzionale che ancora manca all’Unione Europea.” Con voce accorata le ho risposto: ”Certamente ospiterò questi ragazzi, Dichiarazione, sono sempre molto felice di accogliere giovani allegri”. “E dove andrai?”, mi ha interrotto Sogno. “Andrò a Bruxelles – ha risposto Dichiarazione – partirò a maggio del prossimo anno, così verrò letta e analizzata da coloro che mi accoglieranno lassù”.

Ecco, quindi, che la mia piccola scuola, frequentata da pochi bambini che mi abitano, intitolata proprio a Spinelli, ha ospitato la Scuola d’Europa, così l’hanno chiamata, per raccontare alle ragazze e ai ragazzi europei che cosa fosse successo proprio qui, quasi ottant’anni fa, e per rileggere e riflettere insieme sulle parole che erano state scritte su Manifesto allora e che devono trovare un nuovo significato oggi proprio quando la solidarietà tra i popoli sembra sia dimenticata.

Quando i primi venti d’autunno iniziavano ad accarezzare i miei scogli e le prime foglie cadevano leggere, davanti alla mia piccola scuola si è riunito il primo gruppo, scelto per lavorare solo su alcuni dei temi di Dichiarazione: ragazzi che si sono visti per la prima volta quella fresca mattina d’ottobre, provenienti da diversi Paesi. Timidamente prima e con più sicurezza dopo, hanno messo per iscritto le proprie idee, producendo qualcosa di nuovo e di diverso che immediatamente è stato accolto dai gruppi successivi con entusiasmo e slancio. Infatti, durante un tempestoso aprile il cancello della mia scuola si è aperto per ospitare il secondo gruppo, il cui compito era analogo al precedente e al successivo, ma su tematiche differenti. Nonostante fossimo in piena primavera, il Signor Vento era gelido e penetrava nelle ossa: il mare era talmente mosso che i giovani hanno rischiato di non riuscire a tornare a casa, alla fine della settimana. Più fortunato il terzo, e ultimo, gruppo, di gran lunga più numeroso, perché mi ha vista e conosciuta durante i primi caldi di maggio. Mentre i raggi quasi estivi asciugavano le loro pelli bagnate dai primi bagni dell’anno, i giovani hanno lavorato con uguale passione e tenacia dei precedenti compagni.

Ogni giorno passato in compagnia delle risa e delle parole di quei ragazzi mi faceva sentire viva e orgogliosa, così come vedere Manifesto e Dichiarazione che, dall’alto guardavano tutta quella energia fresca e laboriosa con occhi commossi, immaginando e ricordando Spinelli, Colorni, Rossi, Pertini e tutti gli altri, che avevano creduto che su questa isola, così fuori dal mondo, si potesse ridare speranza a un’Europa divisa e lacerata da due guerre.

È qui, dunque, che si chiude il mio racconto, in un caldo e luminoso sabato di maggio, giorno in cui si è conclusa la redazione del documento che ha raccolto i sogni, le idee, i dibattiti e le speranze di 140 ragazze e ragazzi europei che hanno lavorato insieme per dare concretezza ad un Sogno. E, infatti, tra bambini festosi e signori anziani commossi, è stata annunciata la nascita di Trattato di Ventotene, che quella sera è partito per luoghi lontani, sulle ali degli uccelli migratori, per portare il messaggio al cuore dell’Europa, partendo da dove tutto è cominciato e cioè proprio da me, dall’isola di Ventotene, su cui il Sogno di un’Europa libera e unita è nato quasi ottanta anni fa.

Ma questa è un’altra storia ancora tutta da scrivere.