La proposta dei ragazzi della Scuola d’Europa 2021 per l’ambito Valori e diritti, Stato di diritto, sicurezza.

Abbiamo constatato che l’Unione Europea si sta già muovendo per garantire una maggiore parità tra i generi. Il fine è quello di assicurare che tutte le donne e gli uomini, le ragazze e i ragazzi, siano liberi di proseguire le loro scelte di vita avendo pari opportunità di realizzazione personale e che possano partecipare e guidare la società europea in modo equo. Colmare il divario di genere nell’ambito lavorativo e affrontare il problema della differenza salariale rappresentano due degli obiettivi che l’Unione Europea si è posta di raggiungere entro il 2025. Pertanto, ci teniamo a presentare due proposte per contribuire alla conquista della parità di genere.

È stato appurato che la media dell’IVA europea sui prodotti riguardanti il ciclo mestruale è circa del 14%, percentuale che riteniamo essere alquanto alta tenendo in considerazione l’importanza che essi rivestono nella quotidianità di chi ne fa uso. Interessante è analizzare la percentuale dell’Ungheria, Stato nel quale l’IVA sugli assorbenti equivale al 27%. Tuttavia, anche nel nostro stesso Paese la percentuale rimane ingente, ovvero del 22%. Quest’ultimo valore è equiparato a quello sui beni di lusso, aspetto che consideriamo inopportuno per via della sua continua e necessaria richiesta non paragonabile a quella di un consumo superfluo. Riteniamo che una tassazione così elevata per un bene tanto fondamentale ed utile provochi una disparità tra i generi, essendo solo chi ne fa uso a dover far fronte ad una tale spesa. Durante la ricerca delle informazioni necessarie, è stato notato che a seconda del Paese, l’IVA su alcuni prodotti è stata ridotta. In Italia, ad esempio, gli alimenti sono tassati 4%; in Francia i libri 5,5% mentre per quanto concerne i medicinali in Spagna si raggiunge il 10%. I prodotti riguardanti il ciclo mestruale sono di rilevata importanza anche da un punto di vista igienico-sanitario. Di conseguenza pensiamo sia opportuno abbassare l’imposta sul valore aggiunto degli assorbenti alla pari dei prodotti medicinali e farmaceutici.

Avendo eseguito ricerche relative all’esistenza di organi europei che possano garantire il rispetto dei diritti di ogni singolo cittadino dell’Unione Europea, ci siamo documentate sull’esistenza e i compiti dell’organo garante della privacy. La nostra seconda proposta è quella di estendere i settori in cui può operare il suddetto garante. Tale scelta è motivata da un’analisi dei reclami per violazione di privacy che abbiamo osservato avere molti punti in comune con ciò che concerne il discorso della disuguaglianza di genere. Inoltre, espandere l’operato di un organo garante già esistente risulterebbe più semplice e richiederebbe una spesa minore piuttosto che crearne uno ex novo a parte e totalmente dedicato al tema.

Dunque, basandoci sull’obiettivo dell’Unione Europea, già espresso precedentemente, e sull’ulteriore emendamento che si pone di garantire una maggiore trasparenza in ambito lavorativo, abbiamo considerato l’ipotesi che esso potesse agire anche all’interno dell’ambito della parità di genere. Sicuramente le disuguaglianze in ambito lavorativo si concentrano soprattutto sulla differenza salariale e di occupazione. Ad esempio, per quanto riguarda il salario, le donne nei paesi membri dell’UE guadagnano in media all’ora il 15% in meno degli uomini. Tuttavia, tra i diversi Stati membri vi sono differenze sostanziali: si va dal 23% di disparità in Estonia al 3% in Romania.

Questi maggiori controlli andrebbero a sostegno di tutte le persone, a prescindere dal genere, assicurando loro una vita basata sull’uguaglianza, valore che si trova alla base dell’Unione Europea.

Qui la proposta sulla piattaforma della Conferenza.