Tutti sanno che le riforme costano, quando non si ha però un bilancio miliardario. Rilanciare il progetto europeo partendo dal basso avrà invece bisogno di risorse aggiuntive, ha scritto Adrea Pira su MF-Milano Finanza. Perché dovranno essere trovate al di fuori del bilancio di 1.200 miliardi di euro in quanto non si trova un centesimo per fare le riforme di cui tutti parlano, sovranisti compresi. Se non fosse uno scandalo ci sarebbe da ridere.
Stati membri dell’Unione europea e istituzioni comunitarie saranno perciò chiamate a contribuire con un budget congiunto all’organizzazione e al lancio della Conferenza sul futuro dell’Europa che nelle intenzioni dovrà fare da nuova Costituente del progetto comune, rispolverando il modello pensato dai padri fondatori, da Schumann ad Adenauer, fino a Monnet e Spinelli, che di certo non pensavano alla necessità di fare una colletta quando discutevano della necessità di costruire la pace nell’Europa unita. Immaginatevi perciò con quale entusiasmo i vari governi metteranno mano al portafogli, visto che già fanno salti mortali per mantenere l’equilibrio di bilancio e che il treno delle riforme sembra già incardinato nel binario che desiderano Francia e Germania.
«Le ambizioni dovranno coniugarsi con risorse appropriate», si legge nella bozza di comunicazione al Parlamento europeo e al Consiglio che l’esecutivo comunitario ha votato. La volontà è di dare due direttrici alla Conferenza. La prima riguarda le politiche da seguire, l’altra gli aspetti istituzionali. Sotto il primo cappello ricadono lotta contro i cambiamenti climatici, equità e giustizia sociale, tassazione, trasformazione digitale del Continente, promozione dei valori europei. Tematiche che non dovranno comunque esaurire gli argomenti di dibattito nel corso delle agorà tematiche. Quanto ai processi democratici interni all’Unione a tenere banco secondo Bruxelles dovrebbero essere le discussioni sul sistema per scegliere il candidato alla presidenza della Commissione e la presentazione di liste transnazionali per il Parlamento europeo, con conseguenti modifiche alla legge elettorale. Ambito nel quale l’esecutivo Ue ammette tuttavia di non avere competenze se non quello di facilitatore tra i deputati e il Consiglio, ossia gli Stati membri.
Per la presidente Ursula von der Leyen uno degli obiettivi del dialogo sarà instaurare quel collegamento tra i cittadini e il processo decisionale delle istituzioni europee, oggi latitante. Perciò l’intenzione di promuovere appuntamenti paralleli come «hackthon», festival o eventi sportivi per spingere la partecipazione. Non a caso il capitoletto sulla comunicazione è anche quello nel quale si parla appunto di un «budget interistituzionale congiunto».
A tirare le fila dell’organizzazione per Bruxelles, ha raccontato sempre Pira, sarà la vicepresidente della Commissione, Dubravka Suica, coadiuvata dai colleghi Maros Sefcovic e Vera Jourová.
Quanto al calendario, la proposta è di lanciare la Conferenza il prossimo 9 maggio, Festa dell’Europa, che quest’anno anno celebrerà i 70 anni dalla dichiarazione Schuman, ossia la prima idea di costituzione della Comunità del carbone e dell’acciao, antesignana della Ue, nonché il 75esimo anniversario dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Fin qui tutto bene, poi arrivano i dolori, come ho potuto sottolineare durante la riunione al Cnel di Roma di tutte le associazioni europeiste promossa dal Movimento Europeo.
L’appunamento inaugurale si terrà a Dubrovnik, in occasione dell’inizio del semestre croato di presidenza dell’Unione. E va bene. Altri eventi si alterneranno poi nei Paesi che avranno la presidenza di turno fino al 2022 (Germania, Portogallo, Francia e Slovenia). Nel primo semestre del 2022, sotto la presidenza francese saranno infine presentati i risultati dei dibattiti e si cercherà di fare in modo che eventuali cambiamenti nella legge elettorale siano operativi prima del voto per le europee del 2024. Anche per questo l’intenzione di procedere secondo quanto emerso nelle agorà dovrà essere formalizzata in una dichiarazione congiunta tra Parlamento, Commissione e Consiglio, aperta anche ad altri, si legge ancora nella risoluzione della Commissione.
Come si può notare, l’Italia non ospiterà nessun vertice nè agorà, unendo al danno, quello di contribuire per le riforme, la beffa, quella di non avere da paese fondatore, la soddisfazione di patrocinare il dibattito nei suoi confini. Quando invece Francia e Germania lo potranno. Non sembra proprio giusto e ci batteremo anxhe in Parlamento perché l’Italia fissi come agorà europea l’appuntamento del 9 maggio del Ventotene Europa Festival. Quale posto migliore se non l’isola del Manifesto ? (riproduzione riservata)