Arianna Avallone, del Liceo Massimo D’Azeglio di Torino, una delle ragazze impegnate nella sessione primaverile della Scuola d’Europa a Ventotene è la vincitrice del concorso Diritti 70.0*. Come nel finale del suo racconto, dove i cuccioli creano la città più giusta, insieme ai compagni di altre scuole e di altre nazionalità, sta in questi giorni lavorando a strutturare l’idea di un’Europa migliore.

 

 

“Basta! Non ho più voglia di giocare perché comandi sempre tu, Anna!” urlò il volpacchiotto Franco.

La voce del piccolo Franco fu interrotta dalla maestra Lucia che lo sgridò: ”Franco, vieni subito in punizione! Non si urla alle altre femmine, non devi prendertela con le cucciole che non fanno come te. Quando lo imparerai?”

“Maestra, ma non è giusto! Lei difende sempre le femmine anche se ho ragione io”, reagì Franco.

In effetti non era la prima volta che la maestra sgridava Franco o altri cuccioli in difesa del genere femminile. Nessuno sapeva perché, ma le femmine erano sempre privilegiate, facevano quello che volevano ed erano allevate per essere belle e circondate da successo. In più potevano partecipare dai 16 anni in su alle assemblee indette dalle Anziane, durante le quali si prendevano decisioni importanti.

Così, Franco, dopo aver passato il resto del suo intervallo in punizione, mentre i suoi amici giocavano a fare“papà e figlio”, il suo gioco preferito, uscito da scuola, si diresse verso la Grande Quercia, in cerca di una parola di conforto, insieme ai suoi amici Gregorio, il riccio, e Matteo, il piccolo cinghiale.

La Grande Quercia era un albero imponente e antico e molto saggio. Quando le Anziane del villaggio, un gruppo di compagne tra cui anche la maestra tasso Lucia e la mamma di Franco, la signora volpe Lavinia, che era la sceriffa della comunità, avevano costruito il villaggio, avevano preso la Grande Quercia come punto di riferimento. La Grande Quercia non era solo amica delle fondatrici, ma di tutti quanti: grandi e piccini!

“Ciao piccolo Franco! Come mai questo muso lungo?”, mormorò la Grande Quercia.

“La maestra mi ha di nuovo sgridato perché Anna, la mia compagna di classe, vuole sempre comandare quando giochiamo tutti insieme e io mi arrabbio con lei. Poi, la maestra mi ha fatto scrivere un testo perpunizione!”, raccontò il volpacchiotto, lisciandosi la folta coda.

“E cosa dovevi scrivere in questo testo?”, chiese la Grande Quercia.

“La maestra ha detto di scrivere un testo serio e doveva essere di almeno due pagine! Allora ho scritto che cosa voglio fare da grande. Io voglio fare il papà, crescere i miei cuccioli e cucinare per mia moglie che invece lavorerà”, rispose Franco.

“Sei sicuro di volerlo fare? Non hai pensato di diventare una medica oppure la sindaca come Isabella?”, si stupì la Grande Quercia.

“Ma quelli sono lavori da femmina!”, intervenne Gregorio

“È come dire che dovremmo andare a votare da grandi, come ci ha spiegato la sceriffa l’anno scorso. Ecco eravamo io, Matteo e Gregorio e stavamo parlando delle assemblee quando è passata la sceriffa, che, sentendoci, ci ha spiegato perché noi non possiamo entrarci” aggiunse Franco.

 

“E quale sarebbe il motivo?”, domandò la Grande Quercia.

“Beh, perché maschi e femmine sono diversi ed è giusto che facciano cose diverse. Noi maschi siamosempre stati più bravi a cucinare e allevare i cuccioli, le femmine a prendere decisioni”, spiegò convinto Matteo.

“Non è sempre stato così però”, aggiunse la Grande Quercia, diventata seriosa, “Dovete sapere, infatti, che tanto tempo fa, quando ancora non eravate nati, c’erano le Anziane, le fondatrici, che…”.

“Nooo, la sappiamo già la storia! Ce l’hanno raccontata mille volte: le Anziane sono nate dalle tue foglie edai tuoi rami, poi hanno deciso di creare il villaggio perfetto e bla, bla”, dissero in coro i tre cuccioli.

“Non siate impazienti, ascoltatemi, perché voglio raccontarvi come sono andate veramente le cose. Dov’eroarrivata? Oh sì, al gruppo di amiche. –continuò la Grande Quercia – Dunque, le fondatrici non sono nate dai miei rami, ma in un villaggio oltre le montagne, un villaggio proprio come il vostro. Sono cresciute insieme. Era successo, però, che, diventate grandi, si fossero accorte di vivere in un luogo in cui i maschi erano considerati migliori di loro e per questo erano privilegiati. Giulia, per esempio, non poteva diventare una medica, anche se lo desiderava, e così le sue amiche avevano dovuto dimenticare i propri sogni. Infatti, in quel villaggio tutte le femmine, a una certa età, erano obbligate a diventare madri e a prendersi cura dei figli e del marito per tutto il resto della loro vita e non potevano avere impegni importanti al di fuori della famiglia.”

“Ma questo è assurdo! Per guardare noi cuccioli ci sono i papà!”, intervenne Matteo. “È’ vero! perché lemamme fanno lavori importanti”, aggiunse Gregorio.

Riprese la Grande Quercia:“Ma nel loro villaggio era diverso e così questo gruppo di compagne decisero di scappare dalle loro famiglie e intrapresero un lungo viaggio, per costruire un villaggio dove le femmine avrebbero potuto essere libere. Ed arrivarono qui vicino a me, fondarono un nuovo villaggio e rimasero unite grazie alla forza della loro amicizia e grazie al loro coraggio”.

“Aspetta un attimo, Grande Quercia, ci stai dicendo che da altre parti esiste un villaggio al contrario del nostro? O è il nostro villaggio ad essere al contrario?”, si interrogò Gregorio.

“Ma io non capisco: devono essere i papà a guardare i cuccioli e stare a casa, come nel nostro villaggio, o devono essere le mamme, come nel loro vecchio villaggio?”, insistette Franco.

“Io sto bene con papà che gioca con me, ma a volte lo sento sbuffare. Credo che lui vorrebbe fare un lavoro fuori di casa“, confessò Matteo.

“Ma, Grande Quercia, allora cosa è più giusto?”, chiesero all’unisono i tre cuccioli, confusi.

Dopo aver riflettuto un po’ la Grande Quercia dichiarò: “Cosa è più giusto lo deciderete voi da grandi. Potreste creare un villaggio in cui femmine e maschi possano essere liberi entrambi di decidere che lavoro fare, secondo le proprie inclinazioni e le proprie capacità, aiutandosi gli uni con le altre ad allevare i cuccioli, un villaggio in cui sia le femmine sia i maschi prendano le decisioni importanti, in modo che tutti possano sentirsi realizzati e contenti di se stessi. Sarete voi cuccioli, con le vostre compagne ad avere la possibilità di creare il villaggio più giusto!”.

 

 

*promosso dalla Consigliera di parità della Regione Piemonte e
dall’Assessorato all’Istruzione e alla Formazione professionale