Sono circa 23 i miliardi di euro che le Aziende sanitarie regionali italiane devono ai propri fornitori. Un debito che seppur in calo rispetto agli anni precedenti, non riesce ancora ad essere estinto. Una delle cause, per come evidenziato nell’ultimo rapporto della CGIA di Mestre, è da rintracciarsi nel ritardo dei pagamenti ai fornitori, che spesso superano i 90 giorni. Nella classifica delle Asl regionali più indebitate si trova quella del Lazio, con 3,8 miliardi di euro. A seguire la Campania con 3 miliardi di euro, la Lombardia con 2,3 miliardi, la Sicilia e il Piemonte entrambe con 1,8 miliardi di euro ancora da onorare.

Analizzando il debito, in base alla popolazione residente, il rapporto inserisce al primo posto il Molise, con 1.735 euro pro capite. Seguono il Lazio con 644 euro per abitante, la Calabria con 562 euro pro capite e la Campania con 518 euro per ogni residente.

La peggiore pagatrice del 2016 è stata l’Azienda sanitaria regionale del Molise che ha pagato i propri fornitori con un ritardo medio di 390 giorni, seguita dall’Asp di Catanzaro, che ha saldato i propri debiti dopo 182 giorni, mentre l’Asl Napoli 1 Centro ha rinviato il saldo fattura rispetto gli accordi contrattuali di 127 giorni. Le aziende sanitarie più virtuose, invece, sono state l’Usl Umbria 1, che ha pagato i fornitori con 24 giorni di anticipo e l’Azienda sanitaria universitaria di Trieste, che di giorni n ha anticipato 13 rispetto alla scadenza contrattualizzata.

Nonostante l’introduzione della fattura elettronica, che ha sicuramente contribuito a migliorare la situazione rispetto agli anni precedenti, quella della Sanità, resta una piaga nel sistema italiano, che, proprio in ambito sanitario, potrebbe aspirare all’eccellenza.

Il problema dei mancati pagamenti, non interessa solo l’ambito sanitario. Secondo le ultime stime della Banca d’Italia, infatti, anche la Pubblica Amministrazione, ha un debito nei confronti delle imprese fornitrici di 64 miliardi di euro e, sulla base dei dati presentati da Intrum Justitia, i tempi di pagamento, in ambito pubblico, continuano ad essere significativamente più elevati della media degli altri Paesi europei.

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