C’è un giudice a Varsavia. Dopo le proteste di piazza, il presidente polacco Andrzey Duda ha deciso di non firmare il pacchetto di riforme della giustizia. Migliaia di polacchi con candele accese in mano si erano radunati ieri davanti ai tribunali del paese per difendere l’indipendenza della giustizia, minacciata da tre leggi volute dal partito di maggioranza di centrodestra Diritto e Giustizia (PiS), del premier Jaroslaw Kaczynski. Particolarmente affollata, secondo le agenzie di stampa francesi, la manifestazione di fronte alla sede della Corte Suprema a Varsavia dove le migliaia di manifestanti hanno scandito: “Costituzione, Costituzione”. I manifestanti hanno mostrato anche bandiere polacche e rose bianche simbolo del movimento civico di lotta per la difesa della giustizia. Le nuove norme, ora stoppate da Duda e rinviate in Parlamento, prevedono un forte controllo da parte del governo sulla magistratura e sulla nomina dei componenti della Corte Costituzionale che verrebbe di fatto decisa dal governo. Una cosa che preoccupa anche l’Unione europea, che sta valutando se aprire una procedura in base all’articolo 7 dei trattati europei, che puo’ portare a sanzioni verso la Polonia. Un gesto molto forte che qualcuno invoca anche per la questione dei migranti, visto che Bruxelles ha aperto una procedura d’infrazione nei confronti di tre paesi del gruppo di Visegrad, rei di aver chiuso le frontiere e bloccato di fatto i ricollocamenti. I manifestanti sembrano aver vinto un round, ma la tensione resta alta perché non si escludono colpi di scena e nuove forzature da parte della maggioranza kasiskiana di governo.